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mercoledì 2 marzo 2016

Dipingere con le parole

Caro Quasimodo,
dipinto di Simona Weller
Potremmo anche dire fotografare, con le parole. Non muterebbe, forse, il risultato finale ovvero l’immagine però l’idea della pittura rende meglio il concetto di opera in corso, di progressione verso qualcosa, di lento lavorio, di ricerca attimo per attimo.
In effetti scrivendo un romanzo si tende a creare una scena più che a immortalarla. Si parla talvolta di scrittura in stile cinematografico per descrivere una narrazione che, appunto, dipinge con le parole paesaggi, personaggio, situazioni così da renderli ‘visivi’ al lettore.
Il gioco naturalmente è complesso e sottile: bisogna che il lettore possa davvero figurarsi il contesto, l’atmosfera e i movimenti ma anche lasciare una libertà di fantasia. Serrare e aprire, mostrare e velare, raccontare e sorvolare.
Coinvolgere e affascinare non possono diventare una forzatura, un manierismo, un diktat. Devono essere il frutto della storia stessa e della maestria di pittura. Davanti a un’opera d’arte, e così al cospetto di un libro, chi ne gode deve sentirsi attratto e partecipe più che tirato dentro…!

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