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martedì 20 dicembre 2016

Il libro da bere

E’ un libro da bere perché puoi sorseggiarlo o scolarlo in un fiato. Va giù bene.
Abbiamo sciolto i nodi della scrittura. Quelli di una ricercatezza talvolta estremi, quelli fatti per tenere insieme realtà e fantasia, quelli messi lì a colmare qualche passaggio fiacco. Adesso scorre a meraviglia.
Ci siamo presi la libertà di narrare senza pensare ai fronzoli. Abbiamo goduto, a lasciare che l’essenziale prendesse il volo senza spinte. Mica nudo e crudo. Semplicemente avvolto nella sua poesia primitiva.

Si, un libro da bere. Sprofondati in poltrona, con un sorriso lieve stampato in faccia e la voglia di sapere come andrà a finire.

sabato 17 dicembre 2016

Elogio delle emozioni

Adoro l’elogio, l’ho spesso dichiarato. L’elogio come forma o genere letterario. L’elogio degli antichi rivisto in chiave moderna. La formula ampollosa o quella umoristica. L’opera che racchiude uno scorcio sociale o un’intima riflessione. L’elogio come esercizio di pensiero, plauso o stimolo ironico.
E poco importa se si voglia tessere l’elogio delle belle donne, del gelato, di qualche arte, dei social media o di un vezzo. Contano le atmosfere, le parole, l’energia. Per questo mi appassiona. Al di là della trama è uno spazio di celebrazione che ciascuno declina in modo peculiare, esclusivo. Magari al limite del paradosso o vistosamente comico oppure austero.
Lei mi ha invitato a nozze, con l’elogio delle emozioni. Quasi ne avevo paura, in verità, al principio. Maneggiare la parola emozioni è cosa da giocolieri provetti, il rischio della banalità altissimo. Ma lei aveva il progetto ‘giusto’. Quello lieve, morbido, fanciullesco, dell’esplorazione in punta di piedi, timida, innocente, curiosa e volutamente sprovveduta… Già, al riparo dalla saccenteria e dalle dotte elaborazioni, potevamo avventurarci con qualche libertà a toccare emozioni. Dalla malinconia all’allegria passando per il terrore, l’ansia, la gioia e la noia, siamo andate a zonzo per stati d’animo quieti, forti, allarmati, euforici.
A lei interessava il valore, delle emozioni.
Desiderava esortare a coglierle, tutte, per crescere e vivere nella loro luce invece che alla loro ombra.

Un piccolo, grande elogio. Peccato solo non abbia voluto intitolarlo proprio così. 

giovedì 8 dicembre 2016

Il libro sull'equivoco del successo

Potrebbe sembrare una storia sul retrogusto, del successo. Perfino sui suoi risvolti o controindicazioni. E invece è una storia sul successo che si svela proprio quando era dato per perduto. Il protagonista lo insegue a perdifiato e quando lo agguanta ne sorbisce il limite poi però, giorno dopo giorno e pagina dopo pagina, trova in quel confine il senso di una inaspettata e gioiosa euforia.
Viene voglia di chiamarla pace profonda se non avesse un’allegria che più che alla pace assomiglia alla spensieratezza…
I due stati d’animo in realtà si fondono e si confondono e anche se non mi è dato di svelare di più posso confidare che a scriverla, una storia così, resta stampata in viso come un sorriso. E’ stato un po’ come toccare quel ‘tutto e niente’ che finiscono per essere l’essenza di molto o moltissimo.

Il suo successo è un po’ quella cosa lì, trovarsi a star bene senza doversi chiedere (e rispondere) perché. Mica accontentarsi, capire cosa significa e cosa si prova.