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mercoledì 22 febbraio 2017

Io, ghost writer del pensiero emotivo

La mia vita da ghost writer sembra un viaggio razionale nel mondo emotivo e, talvolta, un viaggio emotivo nel mondo razionale.
L’attività mentale razionale e quella emotiva si combinano in vari modi, di certo però il primo istinto è emotivo, pesca nella dimensione più primitiva, affonda nelle percezioni, si nutre di sensibilità sottili. La <conoscenza> di sé e degli altri attraverso il profondo substrato emotivo è una specie di bagaglio in divenire, un concentrato di intuizioni e di sensazioni, una sintesi di comprensione e di slancio.
Le antenne particolarmente recettive forse sono una qualità innata ma credo che comunque si affini e maturi in un cammino di consapevolezza. Qualcosa che assomiglia al desiderio e al bisogno di entrare in contatto con orizzonti sempre più larghi di ‘spiritualità’.
La scrittura emotiva ecco che diventa un plus dell’espressiva, della creativa, una narrazione che riesce a dare forma al pensiero emotivo senza imbrigliarlo troppo nella ragion pura, che porta a galla pulsioni quasi inconsce, che libera il trasporto di pancia.

C’è un mondo, nel patrimonio emotivo. Un mondo capace di arrivare e toccare infinite corde. E io me lo godo, tutto.

giovedì 9 febbraio 2017

Il pensiero ammaliante

Basta un poco di zucchero e la pillola va giù
Possiamo variamente interpretare Mary Poppins, il suo messaggio e la formula della dolcezza con la quale accogliere ciò che non ci va giù.
E, naturalmente, possiamo diversamente rapportarci alla formula magica supercalifragilistichespiradiloso…
Quello su cui non abbiamo scelta è il potere di un atteggiamento e delle parole che lo accompagnano. Tutti vorremmo possedere quelli della felicità e del benessere e tutti siamo irrimediabilmente attratti dalla possibilità di intuirli e farne bandiera.


Alle produzioni, alle aziende, ai venditori, agli scrittori, ai maghi del cinema, questo interessa moltissimo. Molto più di ciò che porgono conta come riescono a farlo, il pensiero ammaliante che riescono a metterci dentro…

lunedì 6 febbraio 2017

Raccontare l'angoscia

Spesso la scrittura è una sorta di ‘valvola di sfogo’, non per sputar fuori il rospo dei dolori, della rabbia o della tristezza ma per evadere. Scrivere diventa vivere un mondo parallelo, dove anzi trionfano la gioia, l’avventura, l’allegria.
Del resto è quello che si può fare anche in altri modi. Esorcizziamo quello che non va nei nostri giorni buttandoci a capofitto in un hobby, ad esempio. Distrarre le attenzioni dal ‘male’ per concentrarle sul ‘bene’ senza dubbio alleggerisce o, almeno, regala qualche sana pausa, un’illusione necessaria, forse addirittura una speranza.

Paradossalmente, ma non troppo (diciamo solo in apparenza) c’è poi chi sceglie di raccontare l’angoscia. Anche questo, vi assicuro, è un’eccellente maniera per tenerla a bada. Più ci entri dentro e più ne esci in qualche misura vittorioso. Ti liberi e ti riconosci il diritto alla disperazione, alle lacrime, alla paura, al patema, all’ansia. In una <cultura> che mette spesso il silenziatore ai drammi della vita avere il coraggio e la forza di urlarli aiuta e, soprattutto, dona a molti altri una chance, una luce, un appiglio…li strappa dalla solitudine.