Strabuzzate
gli occhi e pronunciate un ‘cosaaaa?’ come se vi trovaste davanti a un tizio
che vi dice d’essere un marziano, magari il figliolo di E.T.
A
voi, che esistano fantasmi lavoratori pare roba da libri fantasy o film. In
effetti il ghost writer con i libri e i film è in strettissima relazione ma,
badate bene, non da protagonista bensì da professionista delle trame e delle
parole.
Io,
ghost writer o scrittrice fantasma come più gradite, sono l’altra testa di
molto di quello che leggete: il discorso di un politico, la comunicazione
social di un artista, il romanzo di Pinco Pallino, i testi web di un’azienda,
la relazione di un manager, la biografia di una persona di successo e molto altro
ancora.
Ci
sono testi a due teste, insomma, tanto per buttar lì un bisticcio di termini
che fa attorcigliare la lingua e il pensiero: autore e ghost writer sono una
piccola grande squadra, una sorta di team perfetto. Due in uno, attenzione,
perché il nome pubblico resta sempre e soltanto quello dell’autore, io -il
ghost writer- mi godo la sua luce restando nell’ombra.
Non
soffro affatto. Anzi.
Il
rispetto, la riservatezza, la passione sono qualità, prima ancora che doveri,
con i quali convivo con naturalezza.
Spero
di non dover mai rinunciare alla magnifica avventura di questo mestiere. Per me
è come avere ogni giorno un orizzonte diverso. Il privilegio della fiducia e la
fortuna di esplorare universi diversi sono così preziosi da emozionarmi all’ennesima
potenza. Ogni volta poi che sperimento l’efficacia di un testo, il suo riscontro,
le meraviglie che produce, rinnovo la mia gratitudine alla sorte e all’applicazione.
Certo, c’è un po’ dono un po’ duro impegno e entrambi meritano un posto d’onore
nella mia coscienza.