La
mia vita da ghost writer sembra un viaggio razionale nel mondo emotivo e,
talvolta, un viaggio emotivo nel mondo razionale.
L’attività
mentale razionale e quella emotiva si combinano in vari modi, di certo però il
primo istinto è emotivo, pesca nella dimensione più primitiva, affonda nelle
percezioni, si nutre di sensibilità sottili. La <conoscenza> di sé e
degli altri attraverso il profondo substrato emotivo è una specie di bagaglio
in divenire, un concentrato di intuizioni e di sensazioni, una sintesi di
comprensione e di slancio.
Le
antenne particolarmente recettive forse sono una qualità innata ma credo che
comunque si affini e maturi in un cammino di consapevolezza. Qualcosa che
assomiglia al desiderio e al bisogno di entrare in contatto con orizzonti
sempre più larghi di ‘spiritualità’.
La
scrittura emotiva ecco che diventa un plus dell’espressiva, della creativa, una
narrazione che riesce a dare forma al pensiero emotivo senza imbrigliarlo
troppo nella ragion pura, che porta a galla pulsioni quasi inconsce, che libera
il trasporto di pancia.
C’è
un mondo, nel patrimonio emotivo. Un mondo capace di arrivare e toccare
infinite corde. E io me lo godo, tutto.