Spesso
la scrittura è una sorta di ‘valvola di sfogo’, non per sputar fuori il rospo
dei dolori, della rabbia o della tristezza ma per evadere. Scrivere diventa
vivere un mondo parallelo, dove anzi trionfano la gioia, l’avventura, l’allegria.
Del
resto è quello che si può fare anche in altri modi. Esorcizziamo quello che non
va nei nostri giorni buttandoci a capofitto in un hobby, ad esempio. Distrarre
le attenzioni dal ‘male’ per concentrarle sul ‘bene’ senza dubbio alleggerisce
o, almeno, regala qualche sana pausa, un’illusione necessaria, forse
addirittura una speranza.
Paradossalmente,
ma non troppo (diciamo solo in apparenza) c’è poi chi sceglie di raccontare l’angoscia.
Anche questo, vi assicuro, è un’eccellente maniera per tenerla a bada. Più ci
entri dentro e più ne esci in qualche misura vittorioso. Ti liberi e ti
riconosci il diritto alla disperazione, alle lacrime, alla paura, al patema,
all’ansia. In una <cultura> che mette spesso il silenziatore ai drammi della
vita avere il coraggio e la forza di urlarli aiuta e, soprattutto, dona a molti
altri una chance, una luce, un appiglio…li strappa dalla solitudine.
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