Caro Quasimodo, dipinto di Simona Weller |
Potremmo
anche dire fotografare, con le parole. Non muterebbe, forse, il risultato
finale ovvero l’immagine però l’idea della pittura rende meglio il concetto di
opera in corso, di progressione verso qualcosa, di lento lavorio, di ricerca
attimo per attimo.
In
effetti scrivendo un romanzo si tende a creare una scena più che a
immortalarla. Si parla talvolta di scrittura in stile cinematografico per
descrivere una narrazione che, appunto, dipinge con le parole paesaggi,
personaggio, situazioni così da renderli ‘visivi’ al lettore.
Il
gioco naturalmente è complesso e sottile: bisogna che il lettore possa davvero
figurarsi il contesto, l’atmosfera e i movimenti ma anche lasciare una libertà
di fantasia. Serrare e aprire, mostrare e velare, raccontare e sorvolare.
Coinvolgere e affascinare non possono diventare una forzatura, un manierismo, un diktat. Devono essere il frutto della storia stessa e della maestria di pittura. Davanti a un’opera d’arte, e così al cospetto di un libro, chi ne gode deve sentirsi attratto e partecipe più che tirato dentro…!
Nessun commento:
Posta un commento