Ha
provato a scrivere la sua vita come una favola. Ogni giorno, sebbene ci fossero
streghe, lupi, orchi, carestie, solitudini e dolori, pensava a quante
meraviglie incontrava e a quante poteva compierne. Cercava di farsi bimba
buona, principessa, fata e nonna superlativa. Badava al bello. Conservava lo
stupore, coltivava la grazia, inseguiva la saggezza.
Ogni
giorno, sebbene ci fossero le tenebre o le trappole, lei tesseva la trama
preziosa dell’amore e della gentilezza. Accudiva le emozioni, elargiva sorrisi.
Ogni
giorno, sebbene sembrasse non arrivare mai, immaginava quello del lieto fine.
Prima
che il tempo potesse sfuggirle ha pensato di scriverla, la favola. La favola
che aveva fatto in modo di vivere. Perché l’ultimo capitolo, quello del lieto
fine, fosse proprio quel sogno. Il sogno di una vita senza arrendersi mai, alla
delusione, alla cattiveria, allo sconforto, al lamento, alla noia.
In
realtà è molto più di una favola. E’ la lotta appassionata di una grande donna,
una che non ha ceduto alla leggerezza, al cinismo, alla superbia di chi all’amore
per la vita non crede.
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