La satira è una sorta
di specchio dove chi guarda scopre la faccia di tutti tranne la propria
(Jonathan Swift)
Pensiamo
alla satira quando c’è lo sberleffo di certi costumi sociali, quando si mette
in ridicolo la politica, quando si usa l’arma della battuta comica per smascherare
un vizio sociale. D’altra parte ha un tempo, la satira. Ha radici in un
contesto. Ha senso perché prende di mira qualcosa di noto.
Affilata,
dunque, la definizione di Jonathan Swith perché il più delle volte anche chi
tira la freccia della satira fa parte del bersaglio, almeno nel senso che è
espressione, fa parte, partecipa dello stesso ambiente e dello stesso momento
storico.
Meravigliosa,
arguta e sensibile l’avventura di auto-satira, una sorta di spiritosa
autocritica che la dice lunga sulla socio-psicologia della personalità, delle
abitudini, delle convenzioni e dei difetti. Siamo
ciò che siamo in un certo momento e in un certo luogo, questa è la premessa
sulla quale l’autore ha per anni giocato con pensieri e riflessioni dolci e
acute.
Divertente e interessante
esperienza anche per me, ghost writer. Una specie di viaggio dentro la verità,
lucido e serrato, con qualche picco di umorismo davvero fuori dalle righe.
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