Alcune
aziende sono arrivate da anni, a comunicare il brand con la narrazione. Qualcosa
che va molto oltre la pubblicità, arriva alla pancia e alle emozioni del target
di pubblico, esprime empatia, coinvolge e genera identificazione, condivisione
di valori e poi diffusione.
Questione
di personalità, delle aziende e dei loro prodotti. Questione di comunicazione
efficace di uno stile. Questione di sensibilità, per intercettare aspirazioni e
sentimenti, e di abilità, per soddisfarli e accarezzarli.
Ci
torno spesso, sulle riflessioni che queste scelte e queste espressioni
richiedono e significano. In vista ci sono enormi possibili risultati, oggi bisogna
però cavarsela egregiamente con quella che viene chiamata cross-medialità ovvero padroneggiare con fluidità l’utilizzo dei
vari canali di racconto del brand e dell’azienda: i social media, il sito, il
blog, il libro. E, soprattutto, bisogna giocare con forza e cuore. Creare appeal
non basta peraltro, bisogna mantenerlo. Nessuna improvvisazione dunque e
neanche formule rampanti di marketing.
Quello
che le aziende hanno di fronte è un potenziale cliente che non deve solo
acquistare, deve innamorarsi di ciò che acquista e diventarne testimonial.
Il
mio lavoro, nel campo dello storytelling aziendale, parte dalla profonda
conoscenza della storia e dei valori del marchio, dallo studio del pubblico di
riferimento, da una visione allargata al mercato, al tempo, alle tendenze, ai
bisogni e ai desideri che aspettano di essere intercettati. Solo dopo si
sviluppa in formule narrative.
Dalla
mia ho un enorme vantaggio. Scrivo per il pubblico, proprio quello stesso
pubblico cui le aziende ambiscono, scrivo per artisti e personaggi pubblici,
scrivo per diverse (molto diverse!) realtà e questo mi permette di avere una
visione più ampia e perfino più intima…
Eppure
ogni volta e per ogni organizzazione è un viaggio. Lungo, impegnativo,
importante. Una sfida. Un’occasione. Una scoperta.
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