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manager con ghostwriter se ne contano parecchi ma soprattutto all’estero. In
Italia si sta diffondendo o consolidando oggi il servizio di ghostwriting per
manager. Insomma qualcuno ha appena affidato l’incarico e qualcuno inizia ora a
verificarne effetti e risultati.
Il
lavoro è lungo, profondo e complesso. Presuppone innanzi tutto la costruzione
di un rapporto di fiducia, poi passo dopo passo una collaborazione strutturata
nel tempo. Dove c’è grande tradizione, come negli Stati Uniti e nei Paesi
anglosassoni è più ‘facile’ perché imprenditori, dirigenti, uomini d’affari e
manager sono avvezzi al ruolo fondamentale del ghostwriter.
In
Italia è invece ancora diffusa un’idea di amministratore delegato che fa
comunicazione diretta però il momento culturale e sociale e la globalizzazione
richiedono altro. Ci vuole un professionista competente che sappia, da un lato
intercettare i bisogni e le aspettative del pubblico e dall’altro proiettare il
top manager, il capitano d’industria, il dirigente, sul mercato. Il ghostwriter
è un ponte perfetto. Non solo, è proprio lui che può allargare gli orizzonti e
dare respiro al suo committente. Questi è per lo più un uomo d’azione, con poco
tempo per gli approfondimenti culturali, le finezze del linguaggio, il contatto
con la realtà di strada o gli immensi movimenti internazionali. Il ghostwriter
è lì a colmare quel gap.
Peraltro
il ghostwriter dei manager è anche quello che sa operare con le dovute
differenze e strategie su più fronti: dal libro, al blog, ai social media.
Contenuti
di qualità con la giusta chiave di incisività.
E’
una delle sfide che amo di più, da ghostwriter.
Ho
studiato un approccio molto peculiare che si sta rivelando vincente.
Non è opportuno che io lo illustri qui e, comunque, la regola essenziale è ‘personalizzare’, sempre…Quindi, ecco, a ciascuno la strategia di comunicazione adeguata.
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