La
difficile congiuntura economica, la crisi di liquidità, l’impossibile accesso
al credito, le complessità burocratiche, le novità del mercato hanno
pesantemente segnato le piccole imprese e la loro ‘motivazione’. La passione,
le idee, i progetti si sono forse scontrati con la realtà ma, sicuramente,
hanno anche subito una battuta d’arresto emotiva.
Un
po’ di timore, un po’ di delusione, un po’ di disorientamento. Un mix contorto
e soffocante che rischia di diventare micidiale se si somma a una certa
cocciuta ‘cultura’ del consolidato, del consueto, dello storico.
Mancano
spesso voglia e capacità di intercettare il mutamento, di parlare la lingua di
oggi, di sentire quello che c’è nell’aria, di mettere in moto e assecondare il
proprio intuito creativo. E il coraggio di affidarsi. Anche al ghostwriter,
certo. Perché non bastano gli slogan
attraenti, le inserzioni su un giornale, le formulette promozionali. Macché,
ci vuole un cambio di comunicazione. Interna ed esterna.
Occorre
attivare un circolo virtuoso. Le parole sono ‘miracolose’? Possono esserle se
colgono davvero l’essenza delle situazioni, svelano il significato e la
direzione degli eventi, anticipano e rappresentano la visione ad orizzonte
allargato. Se arrivano. Già. Sono frecce all’arco dell’azienda che sa mandarle
dritte al bersaglio. Lo scrittore fantasma, il ghostwriter, il segreto
alchimista delle espressioni al servizio delle imprese è un po’ come un
tiratore scelto. Ma, attenzione, non è un pubblicitario. Fa un lavoro da cielo
a terra. Capta, assorbe, elabora, amalgama. Un passo oltre, un passo fuori, un
passo alternativo.
Il tempo cammina, il mondo si trasforma, l’azienda deve muoversi con la stessa energia e allo stesso ritmo.
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