Il
racconto feroce non è cattivo, macché. Fa a brandelli tutto e tutti per
centrare la realtà. Spoglia il mondo perché sia più vero. E’ un fatto di
essenza nuda, delle cose, del tempo, degli animi.
Lo
fa con ironia spinta, piglio astuto, euforia sbracata. Lo fa come gli pare. Ma
alla fine è di una dolcezza amara e disarmante. Che un po’ restituisce ai
lettori la chiave dell’esistenza, quella senza fronzoli e forzature.
Evviva,
bisognerebbe dire. E allora diciamolo. Mica all’audacia, al romanticismo di chi
anela almeno a uno spiraglio di autenticità.
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