Già,
l’autore esordiente è a caccia di una casa editrice aperta ai nuovi talenti che
non pubblichi a pagamento.
Circola
più o meno questa distinzione: le case editrici ‘serie’ investono sui libri
quindi non chiedono alcun contributo agli scrittori, le altre chiedono, in
varia forma, un ‘compenso’ (talvolta imponendo all’autore, ad esempio, l’acquisto
di un certo numero di copie).
A
me, ghostwriter, gli autori chiedono spesso consiglio. Sostanzialmente c’è poco
da consigliare: la scelta è tutta di chi ha la paternità dell’opera. Non è
affatto escluso che il libro pubblicato a pagamento non consacri comunque l’autore
a un successo planetario…certo è difficile credere che una buona casa editrice
si sia lasciata sfuggire un genio della letteratura e non abbia dato ‘gratis’
alle stampe il suo capolavoro.
Che
dire? La verità sta nel mezzo o non c’è?
Francamente
bisogna avventurarsi nella realtà, per cruda e crudele che sia, e affidarsi o
fidarsi. Chiunque partorisca una storia è desideroso di vederla approdare in
libreria, sinceramente convinto che sia ottima. Il giudizio però è quello dei
lettori. Allora le case editrici non sono che l’occhio e la mente commerciali,
quelle che interpretano le attese del pubblico. Decidono di pubblicare solo
quello che credono porterà loro utile.
Qualche
volta sarebbe bene arrendersi, cari autori. Non siamo nati tutti per vedere il
nostro nome sulla copertina di un bestseller. D’altra parte ci sono errori
famosi: grandi del passato si sono visti arrivare un netto rifiuto da qualche
editore e poi sono diventati pilastri della letteratura.
Difficile
davvero comprendere quale strada prendere, autogiudicarsi, decidere giustamente
di rassegnarsi o insistere.
Susanna
Tamaro probabilmente suggerirebbe ‘Va dove ti porta il cuore’.
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