Parafrasando
il titolo del romanzo epistolare di Katherine Kressmann Taylor, “Destinatario sconosciuto”, diventato un
best seller 60 anni dopo la prima pubblicazione, penso a quanto indirizziamo la
scrittura.
Non c’è mai
davvero libero inchiostro su carta bianca. Ciò che scriviamo a qualcuno è
ispirato, dedicato, destinato. Viene raccolto e vive nuova vita.
Avviene
nelle novelle, nei libri, nello storytelling online.
Avviene
o addirittura facciamo in modo che accada, appassionatamente. Non vogliamo
lettera morta.
Del resto il
target, il pubblico, il lettore, non vuole qualcosa che appartiene interamente
ad altri. Si aspetta di essere protagonista.
Quante
volte ci è piaciuto un racconto perché ci siamo immedesimati nella trama, in un
personaggio, in un amore, in un contesto?
Il filo che
unisce chi scrive a chi legge è quello spicchio di verità,
quell’interpretazione di verità, quel sogno di verità, che ogni riga celebra
come realtà.