Questo
è il contrario di una resa, al disegno del ‘destino’. Il nostro potere sulla
vita resta enorme. Enorme. Solo che ha un solo momento per essere esercitato ed
è adesso. Qui e ora. Già, oggi è il solo giorno che dovremmo conoscere, l’unico
che possiamo vivere davvero.
Per
quanti fiori possano essere recisi la primavera è nell’aria, sboccia ancora,
colora il mondo. Per quanti dolori possano abbattersi su di noi, il respiro non
cessa, a ricordarci che ci siamo e possiamo annusare la primavera.
Lui
l’ha provato, lo smarrimento. Non aveva più voglia, così dice. Voglia di respirare
e annusare. Solo che così non si riconosceva, allo specchio.
Improvvisamente
gli sono tornate alla mente delle parole, le parole della vecchia nonna che
suonavano dall’album dei ricordi: “goditela, la tristezza che ti capiterà,
serve a farti rincorrere la gioia”.
Guai
a confondere la tristezza, inevitabile alla sensibilità dell’animo, con il
cinico disincanto o con la prostrazione. Ecco, lui stava scivolando fuori,
oltre la tristezza, per questo non si riconosceva.
E
allora ha pianto, tutte le lacrime della sua pena. Pianto, pianto. Fino a
desiderare la gioia, a immaginarla, a invocarla. A sentirla. Sentirla nella
primavera che non si ferma.
Ogni
parola che ho cercato dentro di me è stata un fiore. Un fiore che non può
essere tagliato.
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