Potrebbe
sembrare una storia sul retrogusto, del successo. Perfino sui suoi risvolti o
controindicazioni. E invece è una storia sul successo che si svela proprio
quando era dato per perduto. Il protagonista lo insegue a perdifiato e quando
lo agguanta ne sorbisce il limite poi però, giorno dopo giorno e pagina dopo
pagina, trova in quel confine il senso di una inaspettata e gioiosa euforia.
Viene
voglia di chiamarla pace profonda se non avesse un’allegria che più che alla
pace assomiglia alla spensieratezza…
I
due stati d’animo in realtà si fondono e si confondono e anche se non mi è dato
di svelare di più posso confidare che a scriverla, una storia così, resta stampata
in viso come un sorriso. E’ stato un po’ come toccare quel ‘tutto e niente’ che
finiscono per essere l’essenza di molto o moltissimo.
Il
suo successo è un po’ quella cosa lì, trovarsi a star bene senza doversi
chiedere (e rispondere) perché. Mica accontentarsi, capire cosa significa e
cosa si prova.
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