Dopo
tanti libri scritti mi capita ancora di pensare molto, come al principio, a quale
identità professionale assumere. Naturalmente il ghost writer carpisce e
assorbe quella del committente. Ma non solo. Chiave, taglio, stile prendono
anche un po’ dal guizzo del ghost writer che, si badi bene, non può ripeterli
identici di libro in libro come ad imprimervi un marchio di fabbrica…
Ecco,
io vivo questo aspetto come tra i più appassionanti del mio lavoro. La ricerca,
la sfida sempre diversa, la creatività e una curiosità praticamente infinita.
Davanti
a un’idea o a una storia cerco una lettura, una sua alternativa, un verso e un
ribaltone. La lascio decantare in testa un po’ per lambirla con pensieri
differenti, per fare in modo che si depositi pian piano in una formula
sorprendente, perché sveli il suo mistero, per vedere come può reagire alle mie
emozioni e provocazioni.
Quasi
impossibile da spiegare. E’ un’avventura intima davvero. Talvolta, anzi spesso,
sbalordisce lo stesso autore.
Questo
è il motivo per cui mi piace stendere un preventivo che contenga impressioni,
ipotesi, piste.
Insomma quanto non devo essere riconoscibile dal lettore, tanto voglio invece che il committente mi riconosca al volo come il 'suo' ghost writer.
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