Troppe
volte il nuovo linguaggio della comunicazione, quello social e rampante,
disillude e fallisce. La ‘new generation’ la spaccia per vincente e talvolta lo
appare davvero…nel brevissimo termine. Nel medio barcolla vistosamente, nel
lungo rovina, letteralmente.
Qualche
imprenditore paga a caro prezzo averci creduto. Sempre più frequentemente è
chiamato quindi all’opera il ghost writer: un solido messaggio aziendale ha
bisogno della buona vecchia scrittura. Già, bisogna intercettare il presente,
il pubblico, la tendenza ma anche sedurre profondamente.
Gli
artisti, ancora di più, avvertono quanto scivoloso e fatuo sia il caotico,
aggressivo, superficiale, sintetico (in tutti i sensi) linguaggio venduto per
imperativo della modernità. Tornano sempre di più all’intensa profondità di
parole d’atmosfera. Il ghost writer aiuta loro a esprimere questo piacere,
questo valore, questo spirito.
Essere qui e ora, sentire che aria tira, percepire il sentimento comune o precorrere addirittura le ‘mode’, avere spiccato intuito, cogliere le mille sfumature delle aspettative è felice genio, consegnarsi acriticamente alla comunicazione fasulla è un delirio pericoloso.
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