Io
mi oriento così male tra i generi che qualche volta rasento la crisi
professionale. Insomma d’accordo un orientamento di massima ma la gabbia è
soffocante.
Qualcuno
parla di pop alludendo a una letteratura ‘d’intrattenimento’ o ‘d’evasione’
come se questo fosse un tantino squalificante. In un’ottica commerciale il
libro popolare è quello che può permettersi di scalare le classifiche di vendita
ma, a parte questo, credo una storia e uno stile possano non raggiungere
livelli da opera d’arte ma avere enorme dignità e grande appeal.
Peraltro,
oggi più che mai, il fascino del pop è nella vita stessa. Non sostengo che
abbiamo bisogno di narrazione <di consumo> ma che il tempo e il costume
veloci vadano raccontati anche con un profilo ironico, di conforto, di facile
godibilità. E non sono convinta si debba sacrificare molto la ‘qualità’:
qualche volta è solo questione di interpretazione e di spirito, ecco. Possiamo lanciarci
in un libro pop e farne un cult perché è uno spaccato vivo di una realtà
dirompente. Possiamo dargli un ritmo che, oltre lo scetticismo, sfiderà ogni
epoca. Soprattutto possiamo rendere onore, all’anima pop.
E
poi comunque il bello delle pagine e della lettura è ciò che ognuno è libero di
trovarci dentro…
Nessun commento:
Posta un commento