C’è
ancora, il ‘drammone’. Quel bel libro denso e commovente. Quella storia che
emoziona e strazia. Quel racconto sul filo della tristezza. Quelle pagine colme
di pathos.
Ha
anche molti estimatori, in verità. Lettori appassionati a trame di umanità
malinconica, travagliata, intensa.
Che
in fondo il processo di immedesimazione talvolta è lì, appena sotto pelle, e
scatta al volo, al primo capitolo. E non solo. Il pianto ha un grande effetto
rilassante: il libro strappalacrime calamita tutte le tensioni e poi le
scioglie, capta l’attenzione e distrae dagli orrori di chi legge. Talvolta è un
paragone consolatorio. Altre ancora è un bel nutrimento alla sensibilità:
insomma fa sentire ‘migliori’.
Se mai, cari autori, occorre evitare le forzature melense e prendere il ritmo giusto. Ci vuole un pizzico di ispirazione, parecchia applicazione, raffinato realismo…
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