Chiamateli
come volete, considerateli come formule diverse o uguali, fate i distinguo che
vi garbano in numero di cartelle, immaginateli singoli o in raccolta, comunque
io tributerei loro un posto d’onore. Romanzi brevi, racconti, novelle sono la
dimensione del piacere perfetto.
I
grandi autori del passato ci hanno deliziato, con le storie piccole.
Poi gli
editori li hanno lungamente snobbati. Come se servisse la lunghezza per fare
capolavori. Come se corto fosse sinonimo di scarso. Come se l’incanto si
misurasse a peso. Chissà…
I
pochi libri mignon reperibili in libreria calamitano subito la mia attenzione. E,
francamente, è ben difficile mi deludano! Pur essendo una ‘professionista’
della scrittura me ne frego, altamente, di valutare se l’autore avrebbe retto
ritmo, coerenza e bla bla nel mega tomo, quando faccio il lettore voglio il
godimento puro, se cinquanta o cento pagine mi rapiscono e mi appagano esulto e
basta.
Adesso
le nuove frontiere della lettura, tablet, smartphone e diavolerie simili, pare
abbiano rivalutato queste meravigliose espressioni di letteratura.
Evviva,
ci voleva il risvolto pratico per inchiodare l'economia editoriale alla realtà.
Non
era pensabile anche che una bella novella –proprio perché fluida e veloce- può
trovare molto mercato? In un Paese che legge pochino, cari editori, mica è una
considerazione tanto sciocca…
Peraltro
spesso sono proprio i romanzi brevi e i racconti a ‘fare’ il pubblico. Già,
nessuno si avventura a leggere i primi libri comprando un maxi fantasy da 800
pagine, suvvia. Il primo approccio è con il ‘prodotto’ snello no? E allora,
andiamo, su, svegliamo la pubblicazione di questi gioiellini!
In alto contenuto e qualità in qualsiasi tot di pagine siano spalmati. E, forse, less is more...
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