A
chi ha in mente una storia e si rivolge a me come ghost writer capita sovente
di chiedersi se è bene appassionarsi o appassionare ovvero quanto debbano
badare al proprio gradimento e quanto all’appeal presso i lettori.
Chi
vuole scrivere un racconto o un romanzo con l’ambizione della pubblicazione non
può prescindere dalle valutazioni d’impatto, questo è doveroso che io lo faccia
notare, sempre. Il fatto poi di affidarmi una trama o un’idea commerciale è
aspetto più sottile.
Dal
punto di vista professionale mi sento come una cerniera. Devo far di tutto per
unire fedeltà all’ispirazione dell’autore con possibile successo di lettura. Non
che sia facile, anzi. D’altra parte non c’è un modo di sottrarsi a questa ‘responsabilità’;
insomma uno scrittore fantasma è un po’ scrittore e un po’ pubblico. Ecco, mi
piace ricordare il pensiero di Cesare Pavese: grandissimo nella verità
essenziale…
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