Io,
ghostwriter, confesso che sono una pas, persona altamente sensibile, così
dicono gli esperti di psicologia.
<Grazie alla loro capacità di
captare sfumature e sottigliezze che gli altri non avvertono, gli
ipersensibili spesso apportano al loro lavoro e alle relazioni una visione
ottimista e tanta umanità. Di solito sono coscienti, creativi e minuziosi, ma in
una cultura aggressiva, i cui valori di base sono la durezza,
l’estroversione e la repressione delle emozioni più delicate, possono
sentirsi come cittadini di seconda classe. A volte si lasciano coinvolgere
talmente tanto e captano con tale intensità il senso di ciò che succede attorno
a loro, che hanno bisogno di staccare la spina e di isolarsi in misura maggiore
rispetto alle altre persone>. (Elaine
Aron).
Quella
di una pas è una vita difficile, talvolta molto dolorosa, straordinariamente
intensa.
Intuito,
empatia, percezione del minimo dettaglio, generosità, costante approfondimento
di pensiero, emozioni a fior di pelle. Ecco, giusto una pennellata senza
addentrarmi nell’identikit.
La scoperta più felice, la migliore ‘canalizzazione’ della virtù, il più portentoso lenimento all’affanno di ‘sentire’ all’ennesima potenza, è stato l’incontro-scelta del mestiere di ghost writer.
Convivere con l’ipersensibilità è diventata una formidabile alleanza, una forza, un’energia positiva, un’avventura piacevole e sempre importante…
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