Ci
potrei andare a nozze, con il pathos narrativo.
Eppure
talvolta bisogna azionare il freno o, almeno, dosare l’accelerata. La potenza
drammatica e la tensione passionale di una trama o di un personaggio ha bisogno
di realismo. Spesso mi capita di farlo notare, agli autori. Fortunatamente con
successo.
Insomma
premere oltre ogni misura, caricare di gravità, esasperare la densità del
tessuto espressivo rischia, paradossalmente, di far scemare la forza del
racconto. Stanca o strazia il lettore e riduce la storia a un esercizio
tragico.
Non
è raro invece che il pathos emerga proprio nel contrasto, nelle alternanze di
ritmo, scene, linguaggio, ispirazioni. E che, appunto, si giovi di una certa
leggerezza che aleggia intorno.
In
fondo l’opera letteraria è come un’altra opera d’arte, un dipinto, una fotografia.
Ci sono primi piani, immagini di sfondo, minuscoli particolari seminascosti e
evidenze esplosive, giochi di colore e prospettive…
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