Fare
il ghostwriter, il copywriter, il social media manager mi ha insegnato, e ogni
giorno mi insegna, moltissime cose.
Una
è che ‘i pensieri e le parole migliori per arrivare’ -ovvero per comunicare
efficacemente, per coinvolgere e piacere- sono quelli che rispondono all’autenticità
dell’autore e di ciò che vuole trasmettere.
Troppo
semplice o addirittura banale?
No.
Non è raro che si cerchi il comunicatore per apparire ‘migliori’, per sputare
fuori slogan vincenti, per fare man bassa di un consenso di pancia. Ma poi? Non
bisogna improvvisare ciò che non si può mantenere: è una regola aurea, sempre
valida. E non solo. Chi legge un racconto -e racconto può essere anche un
messaggio promozionale- vuole emozioni, non gigantografie di una realtà
fasulla.
Bisogna
essere bravi, è vero. Anche a tessere storie di verità. E allora avremo davvero
lettori, seguaci, ammiratori. Chi può immedesimarsi, chi vuole sognare, chi
cerca soluzioni, chi ama la bellezza…abbraccio quel piccolo grande sogno di
autenticità.
Spesso
questo vuol dire far emergere qualcosa che è sommerso, avere il coraggio di
esprimere un punto di vista inusuale, dipingere la vita di colori diversi da
quelli che tutti usano. Ma in sincera pienezza. Senza forzature che non possono
essere sostenute. Il tempo è galantuomo e ci scoprirebbe nudi.
Io
adoro fare breccia e sono pagata per farlo ma non penso mai ad ingannare. Mai.