Io
non mi fiderei molto, dell’aplomb del ghost writer.
D’accordo
sulla ‘serietà del mestiere’ e pure su una certa fermezza ma la gestione un po’
ingessata del professionista a me addirittura sgomenta.
Qualsiasi
traccia tu abbia in mente, caro autore, cerca di affidarti a chi ha cura di
rispettare l’anima, tua e del libro.
Già,
del libro. Spesso si fanno dotti distinguo di genere secondi i quali, ad
esempio, figura bene lo scrittore fantasma più alternativo e passionale per il racconto
sentimentale, fantasy o umoristico e quello ingiallito e professorale per il
saggio o per il romanzo sociale.
Ritengo
non sia affatto dimostrato o dimostrabile. Anzi, ripeto, darei molto più peso e
valore all’empatia.
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